La difesa di fiducia dell’ufficio? Il processo come la mutua

La Commissione difesa d’ufficio “Paola Rebecchi” della Camera Penale di Roma in risposta all’intervista della Dott.ssa Maria Filomena De Cecco (qui il link

La commissione difesa d’ufficio “Paola Rebecchi” della Camera Penale di Roma esprime forte dissenso per le considerazioni della Dott.ssa Maria Filomena De Cecco – Giudice della I^ sezione Penale del Tribunale di Firenze, intervistata da “Giustizia Caffè” on line in data 22 novembre scorso, che sostanzialmente propone di introdurre nel nostro ordinamento le ASL per la difesa d’ufficio.

Secondo il magistrato l“aumento vertiginoso” di processi a cittadini indigenti o extra comunitari “ha determinato una vera emorragia delle casse dello Stato” considerando il fatto che, a suo dire, l’80% dei processi del suo ruolo viene celebrato nei confronti di imputati assistiti da difensori d’ufficio con conseguente esborso dell’onorario da parte dello Stato.
A fronte di questa fotografia, specchio della condizione economica del nostro paese a Suo parere, la soluzione prospettata, però, lascia interdetti e impone di esprimere con fermezza il nostro dissenso.

Il magistrato propone una difesa di ufficio sovrapponibile al sistema mutualistico delle Aziende Sanitarie Locali: le ASL per gli imputati senza difensore. Un modello nel quale lo Stato provvede a fornire all’imputato privo di avvocato l’assistenza attraverso il ricorso ad un difensore dipendente pubblico. Torniamo allo slogan di mutualistica memoria: se vuoi il tuo medico te lo paghi – e tanti saluti all’indipendenza del Difensore nominato!
È una visione inaccettabile e contraria ai principi ispiratori del nostro sistema giudiziario: qui la proposta è di abbandonare la figura di un Avvocato libero e che assicuri la difesa effettiva, e di prevedere un impiegato statale che come ci ha chiarito il magistrato “potrebbe assistere tantissimi imputati facendo risparmiare lo Stato”.

L’UCPI, e le Camere territoriali, si sono battute sin dalla prima riforma del 2001 fino all’ultima, nata nel 2015, per garantire una difesa d’Ufficio – diritto inviolabile di ogni cittadino sottoposto a procedimento penale sprovvisto di un difensore di fiducia – indipendente, incisiva e preparata al suo ruolo. Ruolo che può essere garantito solo da una preparazione specializzata e non già da una Avvocatura sotto contratto statale, questa sì sinonimo di una totale assenza di indipendenza, come già sperimentato col codice Rocco nel 1930.
E la vera emorragia per le casse dello Stato non sono le liquidazioni di parcelle, spesso decurtate oltre i limiti di legge, mortificate dalla lentezza con la quale spesso vengono liquidate dal magistrato e mandate in pagamento da uffici oberati da richieste di interpreti, consulenti tecnici, traduttori, custodi giudiziari vice procuratori onorari e testimoni, dopo diversi anni rispetto alla conclusione dei processi.

Il problema è sicuramente da ricercare altrove, qui però è necessario e doveroso rivendicare il ruolo del difensore, la sua autonomia e indipendenza come principi fondamentali dell’inviolabile diritto di difesa sancito dall’articolo 24 della Costituzione. È altrettanto essenziale che tale consapevolezza appartenga a tutti i soggetti del processo perché solo così i cittadini potranno essere effettivamente tutelati nei loro diritti fondamentali.

Commissione difesa d’ufficio “Paola Rebecchi”

Vincenzo Comi

Marina Lo Faro

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