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Ancora un attacco alla funzione difensiva: proclamato lo stato di agitazione.

Le garanzie di libertà del difensore non sono negoziabili: basta con attacchi alla funzione difensiva. Ancora un caso di intercettazione di conversazioni tra difensore e indagato.

La Camera Penale di Roma denuncia l’inaccettabile e gravissimo abuso, delibera lo stato di agitazione dei penalisti e chiede l’accertamento urgente delle responsabilità.

Leggere in un’informativa dei Carabinieri la sintesi di conversazioni telefoniche intercorse tra l’indagato e il difensore, annotate e poi tranquillamente acquisite dal pubblico ministero nel fascicolo è INACCETTABILE.

E’ quello che è accaduto al collega e socio FRANCESCO MAZZA in questi giorni.

Nell’ambito di un procedimento penale, compulsando il fascicolo depositato dal magistrato del pubblico ministero alla conclusione delle indagini preliminari, un’informativa dei Carabinieri fornisce ampio risalto ad alcune conversazioni telefoniche tra il difensore e l’indagato.

E’ allarmante la serenità con cui la polizia giudiziaria annoti il contenuto delle chiamate e in grassetto vengono riportate anche affermazioni del difensore sulla strategia processuale, fino a riferire che l’indagato rivolgendosi al suo difensore “lascia trasparire tutta la sua preoccupazione”.

E’ altrettanto inquietante che il magistrato del pubblico ministero abbia acquisito al fascicolo l’informativa e l’abbia depositata insieme a tutti gli altri atti di indagine.

L’articolo 103 del codice di procedura penale sancisce le garanzie di libertà del difensore e tra queste afferma che non è consentita l’intercettazione relativa a conversazioni o comunicazioni dei difensori con le persone da loro assistite.

Nel caso relativo all’avvocato Francesco Mazza siamo di fronte a una marchiana violazione delle garanzie di libertà del difensore da cui traspare il totale disinteresse per il principio di civiltà sociale costituzionalmente garantito dall’articolo 24 della nostra Costituzione.

Lo stesso Procuratore della Repubblica di Roma, con la Direttiva 1757/15 del 16 giugno 2015 (criteri direttivi in tema di intercettazioni di conversazioni tra l’indagato e il suo difensore), sulla cui “timidezza” abbiamo comunque avuto modo di interloquire, aveva esplicitamente previsto il divieto di riportare le conversazioni tra indagato e difensore nei brogliacci e nelle informative.

La Camera Penale di Roma, non solo esprime la solidarietà al collega, ma è indignata per quanto accaduto ancora una volta nei nostri uffici giudiziari, sintomo di una cultura autoritaria tipica di regimi totalitari, inaccettabile per il cittadino coinvolto in un procedimento penale.

Nel denunciare con estrema fermezza l’ennesimo caso di violazione dei diritti del difensore il Direttivo della Camera Penale di Roma DELIBERA LO STATO DI AGITAZIONE DEI PENALISTI, trasmette la presente – unitamente ai documenti relativi – al Procuratore della Repubblica di Roma, al Procuratore Generale presso la Suprema Corte di Cassazione e al Ministro della Giustizia sollecitando un intervento immediato al fine di individuare le responsabilità per quanto accaduto, riservando ulteriori iniziative di protesta.

Roma, 20 giugno 2019

Il Direttivo della Camera Penale di Roma

 

Qui il comunicato ufficiale della CPR

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