Avvocati minacciati: la dannazione di una cultura che non comprende il ruolo fondamentale del diritto di difesa, in ogni stato che voglia dirsi democratico

Pubblichiamo la lettera degli avvocati Andrea Miroli e Pietro Messina, con cui denunciano il tentativo di intimidazione cui vengono sottoposti, per un’unica, incredibile colpa: difendere alcuni imputati in un processo. 
Perché c’é chi ha già deciso, prima e a prescindere dal processo, che deve essere applicata la sentenza già emessa sulla “piazza”! La solita “piazza” della giustizia sommaria che tanti danni ha già fatto in passato. Questa volta, come spesso ormai accade, la “piazza” è quella mediatica. 
Bene, Andrea e Pietro adempiranno fino in fondo alla loro funzione, e non si faranno in alcun modo condizionare.
E noi saremo al loro fianco!
Pubblichiamo difatti il testo del comunicato del Coordinamento delle Camere Penali del Lazio, con cui oltre ad esprimere la solidarietà ad Andrea e Pietro, si preannuncia la presenza al loro fianco nel corso dell’ultima udienza che si terrà il prossimo 18 aprile davanti alla Corte di Assise di Roma. 
Tutti possono partecipare!

COMUNICATO

Rileviamo, per l’ennesima volta, la lettera che i Colleghi Andrea Miroli e Pietro Messina, Avvocati che abbiamo avuto modo di apprezzare per l’impegno e la diligenza profusa nelle aule di giustizia, hanno inteso trasmettere alla Giunta dell’Unione delle Camere Penali Italiane per segnalare gli inaccettabili, gratuiti ed incresciosi episodi di cui sono fatti oggetto per la semplice ragione di aver assunto la difesa di alcuni imputati nell’ambito di un procedimento in corso di celebrazione innanzi la Corte d’Assise di Roma che ha destato particolare interesse giornalistico e molto clamore.
I Colleghi attribuiscono alla pressione mediatica creatasi attorno al caso da loro patrocinato, che ha determinato anche singolari iniziative di cui sono risultati destinatari alcuni degli imputati, la ragione di tali intollerabili episodi che hanno riguardato anche la loro sfera personale e che appaiono obiettivamente preoccupanti.
E’ veramente arduo comprendere come indossare la toga e svolgere con impegno la propria funzione possa, a seguito di una distorta visione del ruolo del difensore, determinare una sorta di assimilazione tra la figura dell’imputato e quella del professionista incaricato di patrocinarne le sorti giudiziarie.
E’ ancora maggiormente arduo comprendere come, nonostante gli sforzi profusi dall’Unione delle Camere Penali Italiane e dalle Camere Territoriali, si continui ad assistere a ricorrenti “gogne mediatiche” che finiscono inevitabilmente per condizionare, o quantomeno per tentare di condizionare, l’esito di un processo, che desidereremmo e invero pretendiamo venga celebrato nella aule di giustizia e non su palinsesti televisivi o su rotocalchi giornalistici.
Crediamo fermamente e continuiamo a ritenere che il diritto di cronaca debba coniugarsi con la correttezza di un’informazione giudiziaria scevra da prese di posizione in grado di orientare sentimenti e opinioni e tale da consentire una serena valutazione di una vicenda processuale nei luoghi deputati a delibarla.
Riteniamo anche che all’accertamento dei fatti possa e debba contribuire una difesa seria, preparata e in grado di svolgere adeguatamente il proprio mandato.
Per tali ragioni, ribadendo l’alta funzione e l’indipendenza dell’avvocatura e il suo imprescindibile ruolo di garanzia nella tutela dei diritti, comunichiamo che in occasione dell’udienza del 18 aprile 2018 saremo presenti numerosi presso l’Aula della Corte di Assise di Roma allo scopo di dimostrare ai Colleghi Miroli e Messina, la nostra vicinanza e solidarietà, proprio nel momento in cui dimostreranno come l’esercizio del mandato difensivo non ammette alcun tipo di condizionamento.

Il coordinamento delle Camere Penali del Lazio

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